mercoledì 24 aprile 2013

CONTRO I PADRI

Lou Reed e David Bowie in una foto del 4 luglio 1973

La rivoluzione culturale del '68 ha gridato un dolore esistenziale che tutti, in qualche modo, hanno sentito, letto e ascoltato. Sulle orme di Kerouac, l'arte cercava di minare un confine netto col passato: l'enorme urlo dei figli intenzionati a prendere le distanze dal comportamento dei padri, povere vittime di una ricostruzione che gli aveva fatto rompere la schiena.
Nei versi delle canzoni Rock anni '60-'70 era molto frequente sentire un tono di dissenso espresso nei confronti dei padri, da parte di una generazione che intendeva seguire un'altra strada.
Crown the creation dei Jefferson Airplane, Mom and Dad dei Mothers of Invention, Killing floor degli Electric Flag, Someday (August 29 1968) dei Chicago Transit Authority, Kick Out the Jams degli MC5, Five to One e The End dei Doors, ecc. sono solo alcune delle canzoni che aborrono il recente passato e il modo di pensare dei genitori, ancora troppo succubi dell'impronta culturale dell'immediato dopoguerra per riuscire a respirare aria di cambiamento.
Durante gli anni '70 le cose erano veramente cambiate, almeno nel modo di pensare, e Lou Reed, forte della sua musica e della sua poesia, bene ostentava oramai la sua bisessualità senza particolari problemi. Il 1974 per lui è l'anno di Sally Can't Dance. Anche qui si trova un testo che Reed ha voluto dedicare ai propri genitori, ovvero Kill your sons.
Sulla scia dei suoi “colleghi”, Reed si scaglia contro chi lo aveva messo al mondo, suo padre e sua madre... rei di averlo fatto sottoporre in età adolescenziale a numerose sedute di elettroshock per “curarlo” dalla sua presunta bisessualità. Atroce ricordo che lo segnò per tutta la vita.

Bruno Greco

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