Lou Reed e David Bowie in una foto del 4 luglio 1973
La rivoluzione culturale
del '68 ha gridato un dolore esistenziale che tutti, in qualche modo,
hanno sentito, letto e ascoltato. Sulle orme di Kerouac, l'arte
cercava di minare un confine netto col passato: l'enorme urlo dei
figli intenzionati a prendere le distanze dal comportamento dei
padri, povere vittime di una ricostruzione che gli aveva fatto
rompere la schiena.
Nei versi delle canzoni
Rock anni '60-'70 era molto frequente sentire un tono di dissenso
espresso nei confronti dei padri, da parte di una generazione che
intendeva seguire un'altra strada.
Crown the creation dei
Jefferson Airplane, Mom
and Dad dei Mothers of
Invention, Killing floor
degli Electric Flag, Someday (August 29 1968)
dei Chicago Transit Authority, Kick Out the Jams
degli MC5, Five to One
e The End dei Doors,
ecc. sono solo alcune delle canzoni che aborrono il recente passato e
il modo di pensare dei genitori, ancora troppo succubi dell'impronta
culturale dell'immediato dopoguerra per riuscire a respirare aria di
cambiamento.
Durante
gli anni '70 le cose erano veramente cambiate, almeno nel modo di
pensare, e Lou Reed, forte della sua musica e della sua poesia, bene
ostentava oramai la sua bisessualità senza particolari problemi. Il
1974 per lui è l'anno di Sally Can't Dance.
Anche qui si trova un testo che Reed ha voluto dedicare ai propri
genitori, ovvero Kill your sons.
Sulla
scia dei suoi “colleghi”, Reed si scaglia contro chi lo aveva
messo al mondo, suo padre e sua madre... rei di averlo fatto
sottoporre in età adolescenziale a numerose sedute di elettroshock
per “curarlo” dalla sua presunta bisessualità. Atroce ricordo
che lo segnò per tutta la vita.
Bruno Greco
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