La
Rock Star è nell’immaginario comune una persona inarrivabile, che dall’alto di
un mega palco "dirige" e influenza la volontà di 100mila persone,
accorse in quel luogo per ascoltare la musica del proprio "idolo". Ma
forse non è proprio così… si tratta semplicemente di un essere umano che per
merito o fortuna, in un dato periodo storico, ha saputo con la propria arte
farsi portavoce di milioni di persone che ne hanno condiviso gusti e ideali.
Elvis
diceva: «Sono stato molto fortunato. Sono arrivato in un momento in cui non
c’era nessuno stile ben avviato nel campo della musica. Sono stato molto
fortunato. La gente stava cercando qualcosa di diverso e io sono stato
fortunato… sono arrivato al momento giusto… L’altro giorno mio padre mi ha
guardato e mi ha chiesto. "Ch’è successo El? L’ultima cosa che riesco a
ricordare è che io stavo lavorando in una fabbrica di conserve e che tu guidavi
un camion"». Persone normali, incontrate e rincontrate più volte, che da
un giorno all’atro hanno saputo sfruttare il "momento giusto" per la
loro scalata.
Il
23 maggio del 1968 al Piper di Milano si esibiva Jimi Hendrix, tra una miriade
di "suoni lamiera", della bianca Stratocaster, da domare in corso
d’opera alle prese coi cursori dell’amplificatore. Chissà quanti dei presenti scambiarono
due parole con Jimi, quell’uomo che un anno dopo (18 agosto 1969) faceva
gridare la sua Stratocaster a Bethel, l’ultimo giorno del leggendario concerto
di Woodstock.
Bruno Greco
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